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Metafore efficaci nella formazione esperienziale #5 Cooking Experience

Si lavora, in sostanza, su un modello idealizzato, dove i processi da realizzare per arrivare a impiattare una pietanza possono essere assimilati a processi aziendali complessi.

Quinta puntata di “Metafore Efficaci”, per aiutare chi si occupa di formazione, dentro e fuori l’azienda, a scegliere attività e strumenti utili per raggiungere gli obiettivi formativi del vostro team. Nelle precedenti puntate abbiamo parlato di:

#1 – Orienteering
#2 – Dragon Boat
#3 – Drumming
#4 – Sailing

L’obiettivo della rubrica è capire quali metafore possono essere utilizzate in modo efficace in un evento di formazione, costruito intorno a specifiche tematiche.Le attività prese in considerazione possono essere sportive, artistiche o di altro genere. Quello che accomuna tali attività è il fatto che hanno una durata di almeno due ore e vengono erogate all’esterno dell’azienda. Non parliamo, quindi, di giochi d’aula, small techniques o altre attività utilizzate per spezzare la continuità di un meeting o per sottolineare alcuni concetti espressi in una sessione d’aula.

Oggi vogliamo affrontare un’altra attività molto utilizzata in ambito formativo: cooking experience, cioè l’organizzazione di un evento di cucina in cui i partecipanti si trasformano in cuochi provetti.

Non è tutto oro ciò che luccica

Dell’utilizzo della cucina a fini di formazione esperienziale ne abbiamo già parlato in un articolo sulla produttività in azienda e abbiamo visto che le cose non sono proprio così come ce le immaginiamo. Abbiamo infatti illustrato, con casi pratici, che la vita del ristorante di alto livello e la brigata di cucina non sono proprio l’emblema dell’organizzazione del lavoro cui aspirare.

E, allora, perché nell’immaginario collettivo sembra essere una metafora così efficace?

La risposta non è semplice, ma probabilmente ciò è dovuto da un lato alla scarsa esperienza di quello che succede veramente in  cucina e, dall’altra, all’impulso e alla notorietà che diversi programmi televisivi, costruiti intorno a chef famosi, hanno dato all’attività.

Tuttavia, se da una parte quello che succede nelle cucine è un modello da non seguire e da non trasferire alle già complesse realtà aziendali, è anche vero che è possibile utilizzare efficacemente un compito complesso come il cucinare e servire in tavola per lavorare su quello che dovrebbe essere, o meglio, sul come dovrebbe essere fatto… in un mondo perfetto. Si lavora, in sostanza, su un modello idealizzato, dove i processi da realizzare per arrivare a impiattare una pietanza possono essere assimilati a processi aziendali complessi.

Mi sono spiegato? Credo di no. Ma se sei arrivato fino a qui, da adesso in poi dovrebbe essere tutto più semplice.

Non una, ma ben 4 metafore

Una cosa molto interessante dell’esperienza di cooking, è che la stessa ha tante fasi differenti e complementari, che possono essere usate in sequenza o in maniera separata. Ognuna della 4 può rappresentare alcuni momenti o processi della vita aziendale, con differenti focus, a seconda di quello di cui abbiamo bisogno. Vediamole più da vicino.

  1. La spesa. Il reperimento delle materie prime può essere di fatto un evento a sé stante, o un evento nell’evento. Rappresenta metaforicamente la gestione delle risorse, che non devono essere sprecate, ma che non possono essere troppo scarse, tanto da pregiudicare il risultato. Qualità e quantità dell’approvvigionamento sono direttamente connesse con il risultato.
  2. La preparazione dei piatti. Avere buone materie prime, tuttavia, è condizione necessaria ma non sufficiente. Bisogna avere, infatti, una buona ricetta (procedura) e una corretta cottura (execution), elementi che possono determinare il successo o il fallimento del progetto.
  3. Il dessert. Il momento del dolce è un’altra peculiarità del mondo della cucina. La preparazione di un dessert, in parte differente dalla cucina “salata” (mi passino queste “licenze poetiche” i professionisti del mestiere ), è un processo estremamente creativo e al tempo stesso molto proceduralizzato. Alcune trasformazioni, infatti, avvengono solo a certe temperature e in certe condizioni; il rispetto delle regole di base e uno specifico know-how fanno la differenza.
  4. La presentazione. Impiattamento e servizio rappresentano, sotto molti aspetti, il marketing e in particolare il packaging di tutto il processo. Sono parte dell’esperienza di consumo e un forma d’arte e di comunicazione al tempo stesso. Questo avviene sia attraverso l’attenzione per la presentazione del piatto, sia attraverso l’interazione tra l’utente e il personale di servizio, che può mettere in risalto alcuni aspetti del piatto e lavorare sullo storytelling, tanto da influire sulla percezione del sapore e sulla palatabilità della pietanza.

Quando utilizzarlo?

Se si vuole lavorare sull’efficienza del proprio team, utilizzando la brigata di cucina come modello, forse abbiamo sbagliato obiettivo.
Al contrario, se si vuole lavorare su processi complessi, comunicazione efficace, ruoli e procedure, tempi e metodi, leadership, information processing, time management, allora la cucina può essere un’attività che può aiutare molto a raggiungere i nostri obiettivi e a condividere un’esperienza utile e divertente. 

In People Group, ad esempio, utilizziamo soprattutto due tipologie di evento basate sulla cucina.

La prima l’abbiamo chiamata Sweet Table Challenge. Si tratta di una giocosa competizione in cui diversi team progettano e creano un tavolo dei dolci che coniughi rispetto dei tempi, utilizzo delle risorse, realizzazione e design. Non si tratta solo di fare buoni dolci, ma di esprimere e rappresentare un tema specifico attraverso la creazione, preparazione ed esposizione di una serie di dessert, organizzando il lavoro sotto la guida di esperti pastry chef.

Un secondo evento, che abbiamo chiamato il Percorso del Gusto, prevede l’utilizzo dei 5 sensi nella degustazione di piatti particolari. L’uso dei 5 sensi può aiutare a lavorare sulle diverse prospettive e sulle emozioni connesse con i segnali che ci mandano i nostri recettori.

Aspetti organizzativi e progettuali

Dal punto di vista organizzativo, la proposizione di un evento basato sulla cucina può diventare piuttosto complessa, a seconda di quali fasi vogliamo utilizzare e se abbiamo o meno la necessità di lavorare con i fornelli.
La scelta della location, in questo caso, assume un’importanza fondamentale. Nel caso in cui avessimo bisogno di una vera cucina, la scelta è quasi obbligata: o si trova una location che ci permetta di sequestrare la cucina, oppure dobbiamo optare per strutture dedicate ai corsi di cucina, non sempre facili da trovare.

Ad esempio, nell’evento sweet table che abbiamo descritto prima, possiamo lavorare con o senza cucina, utilizzando semilavorati e materie prime che permettono di non usare fuochi, anche con numeri elevati di persone. In questo modo possiamo facilmente adattare una sala riunioni all’interno di un hotel in un vero e proprio laboratorio di pasticceria (prima) e di design (dopo).

Un altro elemento indispensabile è la scelta delle materie prime, che devono essere ben conservate e di qualità, per evitare di incorrere in ovvi problemi. La manipolazione di cibi è sempre molto delicata e deve essere organizzata con attenzione.

Il tempo a disposizione e la numerosità del gruppo sono altri due elementi che possono influire in modo importante sull’organizzazione dell’evento. Se si volessero utilizzare, all’interno dello stesso evento, le 4 fasi di cui abbiamo parlato prima, allora si dovrebbero considerare almeno due giorni per riuscire a fare qualcosa che abbia un valore formativo rilevante.  Nel caso in cui si abbia un solo pomeriggio, è meglio concentrarsi su una delle fasi per riuscire a trasferire al meglio gli elementi metaforici legati agli obiettivi formativi.

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Roberto Locatelli

Roberto è il responsabile dei progetti di formazione di People Group. Formatore, appassionato di neuroscienze e Guida Canyon, è sempre alla ricerca di nuovi modi per conoscere e interpretare la realtà che ci circonda.